Guardi in continuazione in cellulare fino a risultare molesto?
Controlli compulsivamente l’email o la home-page di un sito di news?
Vorresti disintossicarti da cellulare e email ma non riesci a trovare la forza di farlo?
Se ti senti punto nel vivo, forse hai perso l’equilibrio digitale e la puntata di oggi sul Digital Detox ti aiuterà a ritrovarlo. A guidarci in questo percorso ci sarà Luca Conti.
Per chi non conoscesse Luca Conti, Luca si definisce un animale ibrido: svolge formazione e consulenza nel marketing digitale, ha scritto 12 libri di web marketing per Hoepli editore e cura la collana Web & Marketing 2.0, collabora come freelance con varie testate, tra cui Starbene sul tema della salute digitale.
È un tema sempre più di attualità, sopratutto nel mondo anglosassone che vive questo argomento da più tempo perché la tecnologia da loro è più pervasiva che nel nostro Paese. In pratica si tratta del fenomeno per cui, alcune persone hanno capito che hanno bisogno in qualche modo di disintossicarsi dalla tecnologia. Magari prendendosi un week-end lasciando lo smartphone nel cassetto, o addirittura andando in un resort dove il telefonino gli viene requisito all’ingresso e gli viene restituito soltanto al termine della vacanza.
Io uso di proposito il termine “equilibrio digitale” e non il termine “digital detox” perché non si tratta, a mio avviso di fare a meno della tecnologia o di separarsene per star bene, ma si tratta di trovare un equilibrio e far si che quando usiamo lo smartphone, quando siamo collegati con il computer, quando siamo su internet, non ci distraiamo, raggiungiamo gli obiettivi che vogliamo raggiungere che possono essere anche obiettivi di carattere ludico o relazionale ma non ci facciamo prendere da distrazioni che fanno si che alla fine della giornata non sappiamo esattamente cosa abbiamo combinato.
Guarda, credo che la dipendenza in senso stretto sia relativamente poco comune e quindi l’aspetto patologico non credo sia esattamente il tema più interessante.
Il tema più interessante è quello della dipendenza vista come un’attività che non siamo in grado di controllare ma che non arriva a non farci mangiare oppure a non farci dormire.
Quindi in questo senso è legata a tutti quegli appassionati dello strumento, che possono essere anche come mia madre, che ha scoperto Whatsapp un anno fa, e ad un certo punto non sono più in grado di controllarlo, perché come dicevi, c’è la notifica che ti distrae mentre stai facendo qualche cosa d’altro, mentre stai parlando con qualcuno, quando sei al ristorante.
Poi sei tentato a rispondere subito. Quando stai lavorando ad un documento e ti arriva la notifica di una nuova email e sei tentato di andare a vedere che cos’è e pochi sanno che in realtà, prima di ritornare al livello di attenzione che avevamo passano diversi minuti. E quindi tutte queste notifiche incontrollate ci fanno in realtà perdere un sacco di tempo e ritornare al livello di produttività precedente richieste energia che non abbiamo più.
Hai centrato il punto: le conseguenze sono negative sul lato della produttività per un verso e dell’impoverimento delle relazioni dall’altro. E questo vale senza dubbio per le relazioni personali, familiari, legate al nostro tempo libero, ma vale anche per le relazioni di carattere professionale.
Se io sto parlando con te, perchè ti sto facendo una proposta commerciale e mi arriva una notifica e mentre tu mi guardi guardo lo schermo del cellulare, magari ti parlo e rispondo contemporaneamente, non faccio sicuramente una bella figura da un lato e dall’altro per quanto possa non rendermene conto non ho la stessa attenzione che avrei guardandoti, concentrandomi al massimo su quello di cui stiamo parlando.
Tutto ciò ha delle conseguenze, anche se non ce ne rendiamo conto, che però alla fine della giornata sono misurabili e tangibili.
Inoltre la sensazione che molte persone hanno che alla fine della giornata le porta a dire: “Cavolo! Sono le 5 e quella cosa importante che dovevo fare oggi non l’ho ancora fatta e la faccio adesso perché sono arrivato in ufficio e la prima cosa che ho fatto ho controllato l’email, quindi ho visto che dovevo rispondere a una email, poi mi hanno chiamato ad una riunione….” Insomma improduttività senza consapevolezza dei motivi reali.
La bella notizia che ho da dare è che si può fare qualche cosa per ridurre questo rischio.
Assolutamente vero!
La difficoltà in questo ambito è che il nostro smartphone e internet li abbiamo sempre in tasca con noi se fino a ieri il nostro PC stava nell’ufficio, magari era portatile e ce lo portavamo anche a letto (cosa che io ho capito subito che non era una buona cosa già anni fa...) ad ogni modo avevamo confinato le attività lavorative in un certo ambito, oggi questo non lo possiamo fare. Lo potremmo, ma non lo facciamo per via degli indubbi vantaggi che possiamo avere avendo uno smartphone sempre in tasca.
Purtroppo però la tentazione l’abbiamo con noi e quindi siamo come una persona che ha deciso di smettere di fumare, ma che per ragioni indipendenti dalla sua volontà deve girare sempre con un pacchetto di sigarette in tasca e quindi la forza di volontà necessaria e l’applicazione per resistere alla tentazione devono essere per forza maggiori. Ci vuole un certo equilibrio e una modalità di regolarsi riuscendo così a controllarsi.
https://youtu.be/jqctG3NnDa0
Molte delle cose che ti dico le affermo perché le ho vissute anche io sulla mia pelle, poiché lavoro su internet da quasi 15 anni. Quando posso cerco di consigliare degli approfondimenti sotto forma di libro. Quando posso suggerisco quindi delle letture.
In italiano c’è un volume dal titolo “La dittatura delle abitudini”. È un libro che spiega esattamente il meccanismo con cui si formano le abitudini e il meccanismo con cui possono essere cambiate. Il consiglio che posso dare è quello di rendersi conto di un’abitudine che abbiamo, i avere coscienza del momento in cui l’abbiamo e del perché.
Per poi sostituirla con un’altra attività. Per quanto io non abbia mai fumato e continui a non fumare e a invitare le persone a smettere di fumare spesso di dice che chi smette di fumare poi cerca di sostituire quella della sigaretta con un’altra abitudine finendo poi per mangiare più, sostituendo quel bisogno con un’altra dipendenza magari meno tossica.
Ti faccio un esempio per farti capire.
Io da qualche anno ho deciso di non usare il telefonino a letto per cui lo usavo come sveglia. Ora sono passato ad uno smartwatch che vibra e posso vedere l’ora e non ho più bisogno di tenere il telefonino sul comodino. lo tengo proprio a ricaricare in un’altra stanza. Non sono quindi tentato di controllarlo né prima di andare a letto né al mio risveglio. La cosa che ho cominciato a fare tempo fa era di andar ein bagno e prendere il telefonino per guardare le notizie mentre sono in bagno.
Così di prima mattina ti vanno via 20 minuti che sono preziosi per produrre e iniziare subito col piede giusto.
Mi sono reso conto di questo e ho sostituito il telefonino con un libro. Così se ho proprio bisogno di leggere prendo il libro in mano. Con il libro non ho il problema che avevo con il telefonino con il quale: leggi una notizia, ne trovi un’altra, poi una notifica, ecc… perdendo il controllo del tempo che passa.
Spesso quando si parla di equilibrio digitale e di “disintossicarsi” si parla subito dei social network. Di quanto tempo passiamo su Facebook, di quanto tempo andiamo a perdere sui social network. In realtà, dal mio punto di vista è tempo perso controllare la mia email ogni 5 minuti, controllare la home-page di Repubblica ogni 5 minuti, perché in tutti questi casi si attuano dei comportamenti compulsivi che consumano tempo prezioso. Nel momento in cui controlliamo l’email ogni 5 minuti, fatti salvi alcuni rari casi in cui stiamo aspettando una risposta urgente, in tutti gli altri che vantaggio traiamo?
Noi prima della posta elettronica avevamo la posta. E il postino ce la portava una volta al giorno. Forse in qualche raro caso due. Poi avevamo il corriere che ci portava qualche cosa d’altro.
Avevamo il nostro momento in cui andavamo a ritirarla, a controllarla e a rispondere. Il resto del tempo lavoravamo. Con l’email invece abbiamo avuto la grande conquista di, non solo comunicare con chiunque in tutto il mondo, in modo facile ed economico di essere raggiungibili sempre.
Non sono contro l’email, la considero ancora oggi uno se non il mezzo più efficace nonostante tutti i limiti di spam e agli altri mezzi che si sono messi a sostituirla parzialmente, ma una cosa che abbiamo cominciato a fare, e che con l’avvento del Blackberry l’abbiamo trasferita sul mobile, è di essere raggiunti in qualsiasi momento. Ricevere una email e ricevere una notifica di una email in qualsiasi momento. Ma salvo casi rari, il professionista e il lavoratore medio per quanto di alto livello manageriale, (magari forse soltanto i trader...) non hanno la necessità di aggiornamenti così frequenti. Perciò la prima cosa da fare è quella di rimuovere tutte le notifiche, da mobile e da desktop.
Quando vado in un’azienda o da un cliente e vedo nel riquadro in basso a destra appaiono le notifiche di Outlook mi prende subito male. Perché mi rendo conto che quella persona ha un metodo di lavoro che fa si che la sua produttività si riduca a meno della metà.
Perché quella persona è continuamente distratta dalle notifiche che appaiono e che nel 99% dei casi sono attività che non richiedono un intervento immediato. Queste sono una distrazione e come ho detto prima le distrazioni poi fanno si che il livello di attenzione cali e che prima che si riprenda passi del tempo.
Quello di cancellare le notifiche è il primo passo da fare. Il secondo è quello di non controllare l’email fino alle 10 di mattina. Ora non so a che ora tu ti alzi, ma le 10 sono un orario ragionevole anche per chi si alza a lavorare molto presto. Comincia la giornata concentrandoti sull’attività principale che devi fare, come redigere un documento, ragionare su di un cliente...inizia così lavorando su di una attività che richiede un certo livello di concentrazione e non guardare la posta elettronica. Fallo per una settimana e inizierai a valutare diversamente la posta elettronica.
Magari capisci che puoi decidere tu quando guardarla. Magari 3 volte al giorno in orari che stabilisci tu.
In questo periodo estivo, che tutto sommato è più leggero, mi sono imposto di guardare a posto a mezzogiorno e alle 17.00. In maniera tale che per tutto il resto del giorno posso concentrarmi su qualche cosa di più importante.
Il problema che tu poni è un problema di carattere culturale. Vista anche qual è la congiuntura direi di non essere troppo schifignosi quando si parla di lavoro. Dall’altro lato è anche utile far capire al proprio capo e ai propri collaboratori che gli strumenti vanno usati nel modo giusto, cioè nell’ottica di essere più produttivi e di creare più business e lavorare meglio.
Quindi l’obbiettivo non è: non guardo le notifiche e ti rispondo alle email 2 volte al giorno perché gioco a solitario, ma perché ho più tempo per concentrarmi per fare il lavoro vero che poi genera il fatturato. In questo senso, quello della reperibilità è un tema atipico. È giusto, e utile essere sempre reperibili, connessi, rispondere in tempo reale, oppure è meglio prendersi delle fasce orarie in cui si è disconnessi? Studi scientifici dicono che pensare ad altro, ogni tanto fa bene, come staccare dal lavoro. Ogni tanto fa bene!
Quindi non solo fa bene nel moneto in cui prendi le ferie e stai al mare, ma è vero rispetto anche alla gestione dell’orario di lavoro. Volkswagen, che non è l’ultima delle aziende, qualche anno fa fece scalpore perché decise che alle 10 di sera i server del Blackberry venivano staccati per impedire di mandare messaggi nella rete di posta aziendale.
Quindi le 22 non mi fanno sentire un eretico digitale quando affermo che a quell’ora uno non dovrebbe lavorare.
In questo senso di tratta di ragionare con le persone e trovare la soluzione.
Per chi è il boss di se stesso, questo non significa che sia più facile. Perché spesso se sono l’unico che porta il fatturato sono ancora più messo sotto pressione dall’esigenza di essere efficiente e rispondere a tutti in ogni momento.
Quello che io consiglio di fare è quello di cominciare a staccare completamente da una certa ora. Non guardare più il telefono dall’ora di cena in poi. Ognuno scelga il momento in cui mettere un punto, rilassarsi, dormire meglio e essere più efficaci la mattina dopo.
Il momento per cominciare a prendersi cura di queste cose passa dall’acquisizione della consapevolezza. Questo è il primo passo per cambiare. Questo vale per qualsiasi eccesso, dal mangiare al bere troppo.
Nel momento in cui ci rendiamo conto del tempo che passiamo su certe piattaforme e su come impieghiamo il tempo allora possiamo porre rimendio. Non ci rendiamo conto di quanto tempo passiamo su Facebook e di quante volete veniamo interrotti.
Possiamo quindi usare delle applicazioni che ci permettono di capire quanto tempo passiamo online, su quali piattaforme, su quali applicazioni, su quali siti.
Per il iOS e Android c’è un’applicazione chiamata "Rescue time" che si installa (ance con una estensione per Chorme) e ci dice quanto tempo hai passato al computer e che tipo di produttività hai avuto. Lo fa attraverso un sistema di classificazione dei siti che hai frequentato. Inoltre mi dice, categoria per categoria, quanto tempo ho passato per ogni sito.
Così posso credere di aver passato solo poco tempo su Facebook, in realtà l’app mi rivela che vi ho trascorso 15 ore, 2 ore al giorno se prendiamo una settimana. Ora se riuscissi a ridurre quelle due ore, avrei il tempo per leggere quel libro che non riesco mai a finire o per fare quell’attività che può essere stare con mio figlio 30 minuti in più?
Su Android c’è un’altra applicazione carina che si chiama “Quality time” che ti dice quante volte hai sbloccato il telefono in un giorno. Io sono passato da sbloccare il telefono oltre le 100 volte al giorno (la media di un utente smanettone è di 120 volte) a 50 volte al giorno.
Questo significa che faccio quello che devo fare, ma il telefono non è a fianco a me. Così non sono tentato di vedere se qualcuno ha commentato una mia foto su Instagram o se qualcuno mi ha risposto su Whatsapp. Faccio una pausa e decido di bere un bicchiere d’acqua e vedere le notifiche. L’app equivalente per iOS si chiama “Moment”.
Provatele!
Non ti sbagli. Ti cito solo un riferimento: Alessio Carciofi. Alessio è un consulente di web marketing che si è sensibilizzato su questo tema. Sta iniziato a proporre alle aziende dei contenuti di carattere formativo per sensibilizzarle dal loro interno per migliorare la produttività e l’efficienza. Come per ogni bisogno che va soddisfatto il business sta nascendo. Siamo ancora ad un livello di consapevolezza basso sul mercato italiano (come spesso avviene per altre tendenze) ma credo sia un tema che diventerà molto caldo presto. I margini per competere si riducono sempre di più e lavorare un’ora in più al giorno lavorando un’ora in meno.
Se volete sapere di più su Luca Conti la cosa migliore da fare è inserire i suoi siti web fra i preferiti: LucaConti.it e Pandemia.info
Mentre per seguirlo sui social potete fare riferimento ai suoi account: LinkedIn, Twitter e Facebook.
Le app citate da Luca durante la puntata sono:
I libro che Luca ci ha consigliato durante la puntata si intitola: "La dittatura delle abitudini" scritto da Charles Duhigg.
Nota: appunti non rivisti dall'autore
Intervista utile e interessante, complimenti!
In questo articolo potete trovare alcune buone pratiche internazionali sul burnout digitale in azienda: http://www.sindacato-networkers.it/2016/05/diritto-alla-disconnessione-pronti-legge/
[…] scoperto questo libro tramite Merita Business Podcast, il podcast del mio amico Giorgio Minguzzi, che ringrazio. Parla di come il cervello trasformi […]