Pokémon Go è un fenomeno passeggero o l'inizio di un nuovo trend?
Da questa isteria collettiva che ha generato milioni di cacciatori di Pikachu si può imparare qualche cosa per aumentare il proprio business?
La realtà aumentata ha trovato finalmente in Pokémon Go una porta d'ingresso per ricavarsi uno spazio importante nella vita di tutti noi?
Se anche tu ti poni le stesse domande, questa puntata è fatta apposta per te. Per introdurci in questo mondo è venuto a darci una mano Alberto Treleani, esperto giocatore, che ci svelerà tutte le potenzialità del gioco che sta battendo tutti i record.
Per chi non conoscesse Alberto Treleani, Alberto è un laureato in storia medievale, che si è convertito al web marketing con lo scopo di valorizzare la storia e la cultura presente nei comuni italiani.
Per capire Pokémon Go bisogna fare un passo indietro e tornare nel 1996, quando in Giappone Satoshi Tajiri, pubblica due videogiochi per Game Boy,dedicati a piccoli mostri che si possono collezionare, allenare e far combattere fra loro. Più o meno nello stesso periodo viene trasmessa in TV la prima stagione della serie animata.
Questi piccoli mostri sono chiamati Pokémon, mix di pocket e monster. Secondo la definizione data dal sito ufficiale Pokemon.com , i Pokémon sono creature di varie forme e dimensioni che vivono nella natura insieme agli esseri umani. La maggior parte dei Pokémon non parla ed è in grado di pronunciare solo il proprio nome.
I Pokémon sono allevati e curati dai loro proprietari (chiamati Allenatori). Durante le loro avventure, i Pokémon crescono e acquisiscono sempre maggiore esperienza, fino a evolversi, talvolta, in Pokémon più forti.
In Italia i Pokémon sono sbarcati nel 1998, sia come videogioco per Game Boy, sia come serie animata. Essendo io nato nel 1986,ricordo bene le prime serie trasmesse in tv, seguendo le avventure di Ash Ketchum e del suo fidato amico Pikachu. Serie tv e videogiochi sono sempre stati legati, infatti nei videogiochi si interpreta un allenatore che, girando per il mondo, fa nuove conoscenze, cattura Pokémon e si scontra con altri allenatori, organizzazioni criminali come il Team Rocket (dedito alla cattura di Pokémon per loschi fini), o altri Pokemon che imperversano nel mondo.
Il nuovo gioco non si discosta molto dalla tradizione, pur nella sua diversità concettuale e tecnologica. In Pokémon Go ogni giocatore impersona un allenatore che andando in giro per il mondo cattura i Pokémon che incontra, fa nuove conoscenze e lotta nelle Palestre Pokémon. Da questa base comune è stato creato un gioco completamente diverso dai precedenti, per alcuni motivi:
Il giocatore tipo è una persona che, nella sua vita, ha seguito la serie tv e/o ha giocato ai videogiochi e ha sognato di fare l’allenatore di Pokémon.
Di conseguenza ha un’età variabile, che va dal ragazzino in età scolare al quarantenne. Ciò è dato dal fatto che nel corso degli anni è sempre continuata la produzione di serie tv, film, giochi e merchandising collegati, che ha consentito di ampliare sempre più il numero degli appassionati.
L’obbiettivo è presente fin dallo slogan: “Gotta catch 'em all!”, cioè “Acchiappali tutti”. Per diventare il miglior allenatore del mondo, bisogna catturare i pokémon, addestrarli e vincere gli scontri in palestra.
Nulla di diverso dalla traccia normale dei videogiochi legati al brand. La novità è legata al fatto di dover andare in giro per il mondo reale, sfidando giocatori reali divisi in una delle tre squadre disponibili. Un allenatore americano è riuscito nell’impresa di catturare tutti i pokémon disponibili nel suo Paese. Ti lascio il link all’articolo pubblicato da La Stampa.
I pokémon non sono un ricordo del passato, ma sono vivi in mezzo a noi, altrimenti come potremmo acchiapparli? Battute a parte, i pokémon non sono mai andati fuori moda, si è semplicemente, ogni volta aggiornato il pubblico.
Chi come me ha vissuto la nascita del mondo pokémon crescendo l’ha, almeno in parte, abbandonato, mentre le nuove generazioni lo scoprivano e se ne appassionavano. Un esempio molto simile di aggiornamento è Dragon Ball, serie animata che appassiona generazioni di persone.
Pokémon Go è stata sviluppata da Niantic in collaborazione con Nintendo e The Pokémon Company. Se Nintendo penso, non abbia bisogno di particolari presentazioni, è Niantic l’azienda che fa la parte del leone nelle discussioni legate a questa fortunata app. Niantic, Inc. prima di chiamarsi così si chiamava Niantic Labs.
Niantic Labs era stata fondata all’interno di Google da John Hanke nel 2010. John Hanke era stato acquisito con Keyhole, la sua start-up, da Google nel 2004 (e aveva sviluppato, internamente alla compagnia di Mountain View, Google Earth e Google Maps). Con Niantic e dentro Google, Hanke sviluppa Ingress, un videogioco di realtà aumentata che ha come interfaccia grafica le Google Maps e come campo di gioco il mondo.
Nel 2015 nasce Alphabet (la compagnia madre di Google) e Niantic diventa una società indipendente. Al momento dell’uscita, però, i rapporti fra Niantic e Google restano ottimi. Anzi, forse qualcosa di più. Dietro l’operazione Pokémon Go alcuni pensano si celi una mossa per contendere a Facebook il dominio del mondo social. Per evitare di andare troppo fuori tema, lascio un link di approfondimento.
Il fatto che Pokemon Go richieda di catturare pokémon in giro per la città, porta le persone ad andare in giro guardando lo smartphone e non il mondo intorno a loro. Una conseguenza naturale della disattenzione è l’aumento di incidenti.
Se a ciò si aggiunge la pessima abitudine di usare lo smartphone mentre si è alla guida direi che le possibili fonti di incidenti si moltiplicano. Come se non bastasse, la possibilità di acchiappare i pokémon nel mondo reale porta a scene di quella che possiamo definire follia collettiva, come quando in Central Park è stato rilevato un pokémon decisamente raro. In quel caso le immagini parlano da sole...
Partiamo prima da cifre “sterili” per poi passare a quelle che contano davvero: i soldi.
Su Pokémon Go le persone passano una media di 43 minuti al giorno. Su Whatsapp 30. Ha superato in una settimana il numero di utenti attivi di Twitter e il numero di download di Tinder.
Dopotutto se stiamo facendo questa chiacchierata è perché questa app ha cambiato il mondo in cui ci muovevamo fino a fine giugno.
Ormai la realtà aumentata è qualcosa che è entrato davvero nelle tasche di tutti e con la quale dovremo avere a che fare, anche quando di Pokémon Go non si parlerà più.
Per quanto riguarda il discorso “numeri reali”, per sapere quanto vale in soldi questo giochino capace di trasformare persone adulte in adolescenti isterici e incoscienti, basta vedere le quotazioni delle azioni Nintendo prima e dopo il lancio dell’app.
L’idea di McDonalds e Starbucks non è nuova, tutt’altro. AXA Assicurazioni ha già compiuto una operazione identica in collaborazione con Niantic. Quando è uscito il primo gioco in realtà aumentata sviluppato da Niantic, Ingress, AXA ha investito per apparire col suo marchio nel gioco.
Ma cos’è Ingress? In questo gioco, si immagina che nel mondo ci sia una Materia Esotica, capace di influenzare la mente. Per controllare questa Materia Esotica, bisogna controllare dei portali, situati su monumenti e luoghi di interesse, esattamente come in Pokémon Go. Due fazioni lottano per controllare questi portali, come le tre squadre di Pokémon Go lottano per le palestre.
Cosa ha fatto AXA in Ingress? Ha ottenuto che tutte le sue agenzie sul territorio diventassero portali, con tanto di logo e nome dell’agenzia. In più, visto che è possibile proteggere questi portali con degli scudi, AXA ha ottenuto la creazione di scudi brandizzati e più potenti (e rari) degli scudi normali. Nella community legata al gioco quindi si parla di AXA, fosse anche solo citando un portale o uno scudo.
Di conseguenza, la proposta di Starbucks e McDonalds non è nuova ma, a mio avviso, sarà molto più vantaggiosa dal punto di vista economico per questi brand, con un ROI più immediato ed elevato.
Il motivo è facilmente intuibile: un allenatore di pokémon molto più facilmente entra in un McDonalds o in uno Starbucks, dove oltre a combattere consuma qualcosa, rispetto ad un giocatore di Ingress, che entrerà in una agenzia AXA solo se ha effettivamente bisogno di un’assicurazione.
Pokémon Go però non è solo per i grandi brand. Anche le piccole attività locali hanno la possibilità di ottenere vantaggi economici da questa applicazione.
Il primo suggerimento è scaricare Pokémon go e guardarsi attorno. C’è una forte possibilità che vicino, se non davanti, all’attività ci sia un Pokestop o una Palestra. Le palestre sono calamite naturali di giocatori che ci vanno per lottare e devono entrare in un raggio di circa 10 metri dalla palestra stessa.
I Pokestop sono utilizzabili per fini di local marketing attivando dei moduli esca che attirano i pokemon, anche rari, e sono chiaramente identificabili sulla mappa con una cascata di petali di rose.
Tutti i giocatori possono visualizzare i Pokestop sui quali sono attivi dei moduli esca, e sapendo che hanno una durata di mezzora cercano di approfittarne avvicinandosi all’esca attiva.
E se non ci sono ne Palestre ne Pokestop in zona? Non è un problema, dato che i pokémon appaiono ovunque, quindi anche in case ed esercizi commerciali. Il consiglio in questo caso è andare a caccia di pokémon all’interno della propria attività e scattare una foto non appena ne rilevate uno almeno non comune. Un consiglio spassionato che do, a qualunque attività: non sfruttate Rattata per le vostre attività di marketing, in nessun caso.
È quello che assomiglia di più a un topo. Ho visto foto di un B&B che l’ha sfruttato, fotografandolo per terra o sul letto. Lascio immaginare i commenti… No sfruttate il primo pokémon che trovate, cercatene uno almeno non comune. A nessuno interessa trovare un Weedle, mentre per un Magmar o un Onix le persone sono disposte a camminare molto pur di trovarli.
In alternativa, si possono mettere comunicazioni in cui gli appartenenti ad una determinata squadra all’interno dell’attività possono ricevere, ad esempio, uno sconto, oppure come Palazzo Madama a Torino, che annuncia la presenza di vari pokémon nel museo e fornisce delle linee di condotta e dei consigli agli allenatori.
Di sicuro ciò che consiglio caldamente è: comunicate ai giocatori nella vostra zona tutto ciò che vi riguarda legato a Pokémon Go. Avete trovato un Pikachu? Spammate la notizia in giro il più possibile: tutti gli allenatori vogliono il loro Pikachu personale. Intendete attivare le esche? Ditelo in anticipo. Avete una palestra davanti alla porta? Perché non offrire uno sconto o una consumazione free a chi diventa capo-palestra?
Per chi volesse qualche spunto, lascio alcuni link su varie attività di marketing legate a questa app:
Entrambe. Di sicuro prima o poi il clamore intorno a Pokémon Go passerà e non ne sentiremo quasi più parlare, e ci giocheranno solo le persone veramente interessate e non tutti perché “è di moda”. Di sicuro questo gioco segna un punto di svolta in merito alla realtà aumentata.
Per la prima volta milioni di persone interagiscono, sia pure per gioco, con la realtà aumentata tutte insieme, nel loro quotidiano.
Per come la vedo io, questo è solo il primo passo dell’evoluzione tecnologica che ci porterà, prima o poi, alla comunicazione olografica, come quella presente in Star Wars. Prima di arrivare a quel livello sicuramente di strada da fare ce n’è ancora molta, ma Pokémon Go ha dimostrato che la realtà aumentata è per tutti.
Se vuoi rimanere in contatto con Alberto Treleani puoi dare uno sguardo al sito Cultura.social. Lì troverai tutti i link social per continuare a seguire Alberto.
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