Personal Branding: si fa per fama o per fame?

Oggi tutti vogliono diventare un brand, siamo martellati da questo tipo messaggi: "fai di te stesso un brand!"; "Costruisci ora il tuo brand personale!", "il personal brand è la strada per la prosperità". Ma sarà davvero così?
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Il Personal Branding è un tema che interessa gli ascoltatori di Merita Business Podcast.
Qualche settimana fa, nel gruppo Facebook dei "Meritevoli" ho lanciato un piccolo sondaggio e la gran parte delle persone presenti ha dichiarato che gli sarebbe piaciuto avere delle puntate su questo tema. Certo, perché oggi tutti vogliono diventare un brand, siamo martellati da questo tipo messaggi: "fai di te stesso un brand!"; "Costruisci ora il tuo brand personale!", "il personal brand è la strada per la prosperità".
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Messaggi standard, quasi tutti uguali, che ripetono sempre gli stessi concetti, così ho deciso di iniziare a trattare questo argomento in modo non convenzionale. Ecco perché ho chiesto a Benedetto Motisi di raccontarci la sua visione del Personal Branding.

Benedetto Motisi - Personal Brand
Per chi non dovesse conoscere Benedetto Motisi, Benedetto è un consulente freelance e un giornalista che si occupa di marketing digitale.
Benedetto per il podcast è anche qualche cosa di più: è stato uno dei primi a dare fiducia a Merita Business Podcast, facendosi intervistare nella puntata numero 5 in cui abbiamo parlato di intercettare il bisogno dei clienti mentre cercano soluzioni online.
Benedetto è una persona che conosce benissimo queste dinamiche e sicuramente ha fatto scelte controcorrente nella gestione del suo brand personale. Oggi dirige un’agenzia di consulenza che ha sede in Italia e in Ucraina, la Jedi Consulting.
Per questo gli ho chiesto di farsi una chiacchierata senza filtri, rinunciando a parlare in punta di forchetta, spogliandoci del gergo dei marketer online che ormai sta uccidendo la creatività.
Siamo partiti da un assunto: il personal branding si fa per fama o per fame? Nel senso vogliamo essere famosi o conosciuti per il valore che possiamo dare con il nostro lavoro?

Cosa è il personal branding? Vuol dire essere famosi?

Il Personal Branding, per me, è uno strumento per giungere a un fatturato maggiore. Di questa visione ne ho scritto su un post di LinkedIn qualche tempo fa.

C’è chi lo realizza come fine per alimentare il proprio ego, ma personalmente preferiscono alimentarmi io e farci la spesa perché riesco a prendere commesse migliori. 😀

Al mio lavoro può essere che serva essere conosciuto, come una persona autorevole. E il 99% delle volte sul web i fanta guru della rete mi dicono: apri un blog? Scrivi! Regala contenuti di qualità e vedrai che i soldi arriveranno da soli. Posso dire una cosa impopolare? A me sembra di conoscere un sacco di gente che ha un blog e che spinge anche un sacco pubblicando robe interessanti, ma non li vedo girare su di una Huracan della Lamborghini. Cosa c’è che non va in questa “favola” del fornire contenuti di valore?

L’unica è la costanza: non è che aprendo un blog si diventa milionari con una decina di post. E volendo, neanche con diecimila. Anche qui, si tratta di veicolare/mostrare/far notare le proprie competenze e il blog non è che uno strumento che permette di distribuirli.

Non sono granché d’accordo con il concetto “di regalo” alla fine facciamo tutto questo per lavoro e persino un post che non ha ritorno diretto, può portarcelo indirettamente perché tocchiamo la corda di una possibile nuova occasione.

Mettiamo quindi che io abbia sbagliato a curare il mio personal brand. Come faccio a lavorarci in modo che sia una cosa utile e non l'ennesima macina al collo?

Non ti nascondo che nella giornata lavorativa, sono le ore spese più a investimento. Se hai seguito tutta l’evoluzione che ho fatto filtrare nell’ultimo periodo, di test ne sono stati fatti, e presi a sé stanti, sì, sono state delle macine, ma queste le buttiamo nel latte e ce le mangiamo, via 😀

Quali sono gli errori da evitare quando si costruisce un personal brand?

Essere lontani dalla propria identità. Non lo dico per idealismo o perché il mondo è arcobaleni e unicorni (tutt’altro..) semplicemente perché il fingersi un personaggio che non rientra nei propri canoni richiede uno sforzo di interpretazione notevole e presto le crepe vengono fuori, e se cade la quarta parete.. crolla tutto.

In una società liquida come la nostra, le cose cambiano molto velocemente. Davvero così tanto che spesso io in sei mesi vedo piccoli cambiamenti (significativi) del mio lavoro. Come faccio ad avere un personal brand capace di lavorare per me anche nel futuro?

L’evoluzione costante è la nostra condanna. Prima lo ammettiamo, prima andiamo avanti, già adesso, nonostante mantenga alta la specializzazione in SEO, sto cercando di espandere gli orizzonti, e probabilmente fra qualche anno farò ancora qualcos’altro.

Quindi sì, siamo condannati a lavorare su noi stessi e sul brand fino alla fine 😀

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Note della puntata

Se vuoi contattare Benedetto Motisi lo trovi su Linkedin oppure sul sito del suo studio di consulenza JediConsulting.
La puntata in cui Benedetto è stato ospite del podcast è la puntata numero 5 dal titolo "Interceptor marketing: l’anima geek dell’inbound marketing".
Il libro scritto da Benedetto Motisi si intitola: Interceptor Marketing e lo potete trovare qui.
Il libro che ho citato durante l'episodio è KNOWN: The Handbook for Building and Unleashing Your Personal Brand in the Digital Age" di Mark Schaefer.

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