B2B e Bitcoin: Come Vendere all'Estero con le Criptovalute

Ecco come il Bitcoin e le Criptovalute possono aiutare le aziende che fanno export ad essere più competitive
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Sei un Export Area Manager? Ti occupi di Export nel B2B? Operi nel B2B Marketing Allora non pupi perderti questo episodio.

Quando si opera nel B2B e si fa export, una delle difficoltà maggiori è espandersi nei Paesi in via di sviluppo.

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Spesso i clienti hanno i soldi, ma il sistema bancario della loro nazione risulta così inaffidabile da richiedere pagamenti garantiti dalle Lettere di Credito. Aprire una lettera di credito per un impianto industriale, per un carico di parti meccaniche, per dei macchinari, per dei prodotti agro-alimentari o chimici è un costo aggiuntivo che spesso rallenta indefinitamente il ciclo di vendita.

Gli export Area Manager che seguono le vendite in paesi in via di sviluppo sanno di cosa si parla: lungaggini, incomprensioni, lentezza, problemi doganali, ecc... In questo episodio vedremo con le cripotovalute e in particolare Bitcoin possano risolvere il problema in modo totalmente trasparente e senza rischi per l'azienda.

Ce ne parlerà Daniele Pregnolato, CEO di Tinklit, azienda che rende possibile alle aziende farsi pagare in Bitcoin in maniera perfettamente legale, rapida e sicura.

Rispetto alla bullrun del 2017 mi sembra che oggi il bitcoin goda di un interesse più positivo da parte delle persone ma anche da parte delle istituzioni. In realtà mi sembra che non sia tanto una questione di ruoli, ma di età. Leggo che il 60% dei millenials mostra interesse per il Bitcoin mentre gli over 65 continua a pensare alla bolla dei tulipani. Tu cosa ne pensi: il clima è migliorato?

Si certamente, con l'arrivo delle istituzioni, che di certo hanno fatto una approfondita due diligence, bitcoin si è finalmente scrollato di dosso l'etichetta di strumento volto solo a favorire attività criminali che lo ha accompagnato fin dalla sua nascita.

Sappiamo quanto la stampa generalizzata sia interessata a fare sensazionalismo molto spesso a sproposito. Difficile invece far cadere il pregiudizio per cui bitcoin è percepito come una bolla speculativa o addirittura una schema ponzi. Semplicemente la maggior parte delle persone che lo indica come tale, non ha la minima concezione di come tecnicamente funzioni bitcoin, ne delle regole della sua politica monetaria. Quindi basterà semplicemente attendere: più passa il tempo con bitcoin che si dimostra vivo e vegeto, meno sarà facile argomentare e gridare alla truffa.

È notizia di qualche giorno fa che Apple stia cercando personale con esperienza sui pagamenti in cryptovalute. Queste notizie si rincorrono da tempo, non è la prima volta che un giganto mostra interesse. In verità non ho ancora capito cosa manca alle criptovalute per essere adottate da tutti. Cosa servirebbe? Un gigante come Apple può essere il catalizzatore?

Manca quello che manca ad ogni tecnologia nascente, e cioè la disponibilità diffusa di strumenti semplici e di applicazioni reali e quotidiane. Se ci pensiamo bene, oggi le persone che sono in grado di utilizzare una casella di posta elettronica sono enormemente di più che dieci anni dopo la sua invenzione. Questo perché non è praticamente più richiesta alcuna competenza tecnica specifica per farlo, e basta un cellulare. Il primo blocco della blockchain di bitcoin è stato generato nel 2009, quindi la tecnologia è giovane e solo da pochi anni si è costituita l'industria delle aziende che ricercano, progettano e mettono a disposizione gli strumenti per poter raggiungere una adozione diffusa. Attenzione però, le curve di adozione delle nuove tecnologie sono sempre più iperboliche, infatti a distanza di pochi anni abbiamo già visto Coinbase diventare un colosso con milioni di utenti e quotarsi in borsa. Certamente quando aziende con una base utenza del calibro di Apple inizia ad offrire soluzioni, la diffusione accelera enormemente.

Daniele Pregnolato
Daniele Pregnolato, Tinklit

Non pensi che prima di pagare il caffè con il bitcoin o fare la spesa con gli ethereum si possa pensare ad un impiego delle criptovalute in ambito business? Perché la narrativa comune si sofferma sempre e solo su l'adoption da parte delle persone comuni e tralascia il B2B che sarebbe già pronto a cogliere tutti i vantaggi?

Semplicemente perché fino a non più di un paio di anni fa, chi aveva in portafoglio bitcoin erano per un buon 95% privati, di aziende che hanno iniziato a diversificare o ad utilizzare bitcoin ne stiamo cominciando a vedere solo recentemente. Più la normativa e la regolamentazione permette alle aziende di operare in confini ben definiti, più gli imprenditori (che prevalentemente sono le stesse persone che anni prima hanno iniziato a documentarsi ed acquisire crittovalute come privati) possono decidere di innovare anche nella loro azienda.

Il bitcoin ha un doppio valore: valuta e store of value. Pensi che al B2B possa interessare anche questo secondo aspetto?

Non solo lo penso ma, oltre le notizie clamorose come ad esempio quella di Tesla, dal nostro osservatorio privilegiato (l'exchange The Rock Trading) vediamo un netto aumento di iscrizioni aziendali. Diversificare una piccola percentuale in un asset come bitcoin può essere un’operazione decisamente strategica anche a livello aziendale.

Ho lavorato per tanti anni del B2B. Per un certo periodo anche in un’azienda che faceva fortemente export in Paesi, se non canaglia, paesi spesso del terzo mondo. Paesi in cui il sistema bancario non è affidabile e dove i pagamenti devono essere garantiti. Quello che mi ha colpito di più è che in alcuni di questi Paesi, come ad esempio in Venezuela, ma anche in tanti posti che ho visitato in Africa, le persone pagano quotidianamente in digitale. Anzi, hanno normalmente una adoption delle criptovalute molto buona. Sarà che il bisogno aguzza l’ingegno, ma non credi che al posto di una costosa lettera di credito che spesso va attesa giorni e giorni, non sarebbe più facile accettare il pagamento di un macchinario in bitcoin? Le crypto potrebbero essere il modo di rendere affidabili i rapporti commerciali con Paesi il cui sistema bancario non è affidabile?

Nei paesi con una valuta stabile e sistemi di pagamento sviluppati, oggi bitcoin e le altre crittovalute sono visti principalmente come un asset speculativo, o un bene rifugio (considerata, nel caso di bitcoin, la sua scarsità).

Molto diversa la situazione per i paesi che vivono difficoltà legate a fenomeni di iperinflazione o con tassi di "unbanked" che superano l'80% della popolazione. In questo contesto le crittovalute stanno diventando una vera e propria moneta complementare e permettono l'accesso a sistemi finanziari evoluti senza necessità di chiederne il permesso per l'utilizzo. Credo sia davvero importante avere una visione dei benefici che la decentralizzazione sta portando anche e soprattutto dal punto di vista sociale e di integrazione. Rivolgiamo particolare attenzione alle aziende che fanno export verso quei paesi (da cui stiamo notando un aumento di richieste di poter pagare in bitcoin) che incontrano quotidiane difficoltà e lungaggini nel pagare in euro o dollari.

Vi faccio un esempio: qualche anno fa dall'Argentina è arrivata una richiesta ad un imprenditore agricolo Italiano, di poter pagare un carico di sementi in bitcoin perché la società Argentina era bloccata da settimane nell'approvazione del pagamento bancario e c'era urgente bisogno di far partire il carico. Ora, 4 anni fa bitcoin era meno conosciuto, e l'imprenditore Italiano è rimasto spiazzato da una tale richiesta, ma sapendo di avere un interlocutore con una buona reputazione, ha deciso di approfondire. Si è quindi rivolto alla propria banca, che non ha ovviamente potuto fornire una soluzione, ma il consulente che lo ha seguito ha comunque saputo indirizzarlo verso di noi dopo una veloce ricerca. Per farvela breve, acquisita tutta la documentazione necessaria alle verifiche KYC/AML, abbiamo ricevuto i bitcoin dall'Argentina e, dopo aver effettuato la conversione euro in tempo reale, disposto il pagamento SEPA, arrivato sul conto dell'azienda italiana in 24 ore.

B2B export area manager - Come vendere all'estero accettando pagamenti in Bitcoin.

Una lettera di credito costa il 2-5%, non è poco! Solo che il bitcoin è volatile! Ora che ricevo il pagamento potrei aver perso (o guadagnato) controvalore in euro. Come si può ovviare a questo problema?

Proprio in questi giorni abbiamo visto lo stato di El Salvador legiferare in tal senso: bitcoin è diventato moneta a corso legale e quindi è sempre garantito il cambio in dollari. In attesa che tutti gli altri stati del mondo adottino il "bitcoin standard", servono processori di pagamento intermedi come il nostro. Possiamo offrire, da più di 5 anni ormai, una soluzione che arriva quasi ad azzerare le onerose commissioni transazionali standard, permettendo di processare un pagamento transnazionale in 24 ore, senza pericoli legati al chargeback. Il tutto senza alcuna esposizione al rischio di cambio per l'azienda che integra il nostro servizio di pagamento bitcoin, dal momento che ogni incasso viene corrisposto in euro, a fronte della nostra attività di conversione. 

Abbiamo visto sicuramente gli aspetti positivi, i vantaggi. Quali rischi vedi invece nell’adozione del Bitcoin da parte del mondo Business to  Business?

Solo uno, ma non è intrinseco nella tecnologia: la mia paura è che i più spregiudicati possano sovraesporsi su un asset che, ricordiamolo, è ancora in una fase di ipervolatilità e che quindi va gestito come tale.

Tinklit come aiuta le aziende in questo processo di trasformazione digitale legata alle cripto?

Offrendo strumenti semplici, che non richiedano lo sforzo di imparare ad utilizzare gli, per il momento ancora acerbi, strumenti necessari alla gestione autonoma di un portafoglio bitcoin, e che non vadano ad aggiungere complicazioni amministrative e fiscali nell'attuale assenza di normative chiare e ben definite.

Note

Daniele Prenoglato è CEO di Tinklit, azienda del gruppo The Rock Trading.

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