Passaggio Generazionale: tornare a fare l'imprenditore nell'azienda di famiglia

Tornare nell'azienda di famiglia, lasciare una carriera promettente nella politica e in una multinazionale per far crescere l'azienda fondata dal padre.
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L’Italia è tra i Paesi europei con il più alto numero di imprese familiari. Si stima che in Italia siano quasi 800.000 e che pesino circa il 70% in termini di occupazione.

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Ma l’Italia è anche il Paese europeo con la maggior percentuale di familiari che ricoprono incarichi apicali in azienda e in cui l’età di chi esercita la leadership supera in media abbondantemente i 70 anni. 

Il passaggio generazionale è quindi uno dei momenti più delicati e critici nella vita di di molte imprese italiana e sarà anche il tema della puntata di oggi.

Oggi parliamo di passaggio generazionale e lo facciamo in compagnia di un imprenditore di seconda generazione. Oggi ci spostiamo a Camporosso, in provincia di Impreria per essere in compagnia di Giacomo Rossesso della AquaPro, un’azienda nata negli anni ottanta e che oggi si è specializzata nella costruzione di piscine, benessere, forniture per giardinaggio e orticoltura sia per il privato sia per gli operatori del benessere e dell’hospitality. Vi invito ad andare a vedere il loro sito, date uno sguardo a quello che fanno, perché se l’Italia continua ad essere il Paese più bello del mondo è anche grazie ad aziende come AcquaPro che contribuiscono a creare uno dei panorami più belli al mondo.

Passaggio Generazionale - Azienda Produzione Piscine

Ho avuto la possibilità di conoscere diversi imprenditori di seconda generazione. Alcuni sono bloccati in azienda dove li hanno piazzati. Si sono cristallizzati lì. Fanno quello che devono fare con poco entusiasmo e hanno rinunciato a tutto per il comfort di una posizione che poi così comoda non è. Altri sono entrati in conflitto con le generazioni precedenti e hanno deciso di salvarsi andando altrove. Tu hai fatto un percorso al contrario, tu avevi una carriera avviata, un bel percorso in multinazionali e poi hai deciso di tornare nell’azienda di famiglia. Cosa ti ha spinto? Così nel frattempo ci racconti anche cosa fate…

Fin da quando ho iniziato a pensare al mio percorso lavorativo, mi sono reso conto che la mia vocazione sarebbe stata quella di “costruire” qualcosa, non solo per me stesso, ma soprattutto per le persone che avevo intorno. 

Il mio percorso universitario è stato sempre caratterizzato dalle domande più varie ed in particolare la cosa che mi premeva di più, era riuscire a trovare, non solo quello che mi piaceva fare, ma quello a cui ero più portato, dove realmente avrei potuto fare la differenza.

Giunto poi nel mondo del lavoro ho avuto l’opportunità di entrare in un’azienda multinazionale che ha sempre stimolato le mie curiosità e la mia voglia di imparare e, in brevissimo tempo, mi sono ritrovato a svolgere le mansioni più varie, dal marketing alle vendite, passando per l’export e la specializzazione di prodotto. 

Oltre ad un appassionante percorso lavorativo è stata una crescita personale che mi ha permesso di mettere a nudo le mie debolezze e lavorarci, mentre potevo mettere in risalto le mie qualità e attitudini.

Spesso, quando dalla formazione si passa al lavoro, ci si rende conto che la realtà ci pone delle sfide che non si erano immaginate prima, per me è stato così, ma ho avuto la fortuna di essere accompagnato da persone che mi hanno sempre aiutato ad identificare la “rotta” giusta.

Ad un certo punto, tuttavia, ho capito che il mio desiderio era più grande ancora e, se da un lato mi venivano offerte delle ottime opportunità di carriera, dall’altro, dentro di me, si delineava ancora più nitida quella vocazione del “costruire”. Ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente familiare che ha sempre messo al centro la realizzazione personale e, dopo lunghe riflessioni, ho capito che la scelta giusta sarebbe stata quella di tornare a casa, nell’azienda che ho visto crescere con me, provando, non solo a sviluppare il mio potenziale, ma a darle un’impronta nuova in proiezione delle sfide commerciali e umane future.

L’azienda della mia famiglia è un’impresa commerciale e di servizi che si occupa di outdoor, in parole semplici: tutto ciò che serve per l’esterno della propria casa. Il giardino, le piscine, l’arredo esterno, il barbecue… tutto ciò che ci fa vivere bene, all’aria aperta e in famiglia.

Siamo una realtà ancora piccola, ma che è cresciuta negli anni insieme alle persone che ci lavorano dentro, con un posizionamento di mercato chiaro e con il desiderio di esportare il nostro modello in scala più ampia.

Il presupposto che mi ha dato la forza di decidere di “tornare” è stata l'intuizione di poter essere una possibilità per gli altri: solo mettendo al centro le persone, facendole appassionare al loro lavoro, possiamo pensare di costruire le aziende del futuro.

Passaggio Generazionale - AcquaPro - PIscine

Leggo una statistica che dice che il 25% delle aziende sopravvive alla seconda generazione, il 15% alla terza. Sembra una battaglia già persa, il 75% dei passaggi generazionali portano alla morte dell’azienda. Cosa credi abbiano fatto quelli che sono riusciti a superare indenni, anzi a rafforzare la prosperità dell’azienda di famiglia?

Considerando il fatto che io appartengo alla seconda generazione, quando in passato mi è capitato di leggere qualcuna di queste statistiche, la reazione iniziale è stata di sconforto, però poi andando a fondo del tema ho capito che il punto era differente. 

Un passaggio generazionale è un meccanismo estremamente complesso che si compone di capacità, attitudine, passione, rapporto genitori figli ed un insieme di altre variabili. Questi elementi non sono slegabili tra loro perché se, ad esempio, partiamo solo dalla capacità ci rendiamo conto che non regge, posso cercare di formarmi al meglio, ma se non ho passione per quello che sto facendo, alla lunga, di fronte alle difficoltà che inevitabilmente mi troverò ad affrontare non resisterò e qualsiasi ostacolo diventerà difficile da superare.

L’aspetto ulteriore da considerare è che non tutti siamo fatti per fare gli imprenditori e non lo dico con presunzione, ma con la consapevolezza che essere imprenditore oggi significa farsi carico di tutta una serie di incombenze che non sono da poco, soprattutto all’interno di un’azienda la capacità decisionale dev’essere rapida, ma inclusiva di tutti i fattori di rischio che si vivono nella quotidianità.

Ricordo che una volta un imprenditore dell’hinterland milanese mi disse: “L’azienda non è nostra, è una creatura che va oltre di noi e dobbiamo volerle bene a tal punto da lasciarla in mani migliori quando diventiamo inadeguati”. Ecco credo che questa consapevolezza sia fondamentale per guardare al futuro nella continuazione di una cultura aziendale.

Da figlio di imprenditore ho ben chiaro che il mio obiettivo non è solo superare indenne il passaggio generazionale, ma essere parte attiva di questo e assumermi la responsabilità di far crescere l’azienda raccogliendo l’eredità che l’ha portata fino ad oggi e apportando quelle che sono le mie “sfumature”, con l’obiettivo di crescere e rafforzarla in quelli che sono i suoi fattori critici di successo.

Passaggio Generazionale

Mi sono fatto l’idea che ogni nuova generazione porti delle novità in azienda che la vecchia non sarebbe stata in grado di portare. Cosa stai portando tu? Quale specifico contributo senti di dare all’azienda?

Io ho avuto l’opportunità di formarmi seguendo quelle che erano le mie attitudini e passioni, soprattutto ho incontrato sul mio percorso persone da cui ho tratto degli insegnamenti preziosi. Oggi in azienda il primo aspetto su cui sto lavorando è portare un approccio numerico, sto cercando di dare un’omogeneità ai dati che l’azienda già aveva per strutturare un sistema di controllo di gestione efficace e adatto alle sfide future.

Oltre a questo sto iniziando un percorso di responsabilizzazione con i collaboratori, strutturando un organigramma più definito e sto studiando un tipo di comunicazione focalizzato su degli interlocutori nuovi e che ci interessa raggiungere.

Non ho ancora raggiunto i 100 giorni in azienda e vedo davanti a me molta strada da fare, ma sono convinto che il mio contributo può essere importante e lo spazio che mi viene lasciato mi permette di esprimermi completamente.

Giacomo sai che qui si parla di marketing e di vendite. Tuo padre fu uno dei primi in Italia a usare le community online per vendere. gli ascoltatori non lo sanno, ma voi siete stati fra i primi in Italia a gestire dei forum tematici sulle piscine, a creare una community di utenti interessati e a vendere poi a loro installazioni e ricambistica su varie fasce di mercato. Ci racconti come hanno funzionato queste azioni di marketing?

Sono sempre stati tutti un po’ degli esperimenti però devo dire che qualcosa hanno portato, più che in termini di vendite in termini di reputation e di opportunità.

Mi spiego: mio papà ormai molti anni fa realizzò un forum sulla costruzione e la manutenzione delle piscine, che ad oggi è il primo forum italiano nel settore per numero di visite ed utenti attivi. In realtà lui all’inizio lo realizzò più per passione ed hobby personale, non tanto per monetizzare, tuttavia negli anni la community che si è creata è stata molto ampia e molto spesso gli utenti hanno iniziato a domandare dove potevano acquistare certi prodotti, soprattutto quelli più difficili da reperire. Il punto chiave è stato quello di essere riconosciuti come professionisti del settore: “lì è il luogo dove puoi trovare una risposta a tutti i tuoi dubbi sulla piscina”, “loro sanno quello che fanno”, “lì mi possono aiutare”.

Vedi Giorgio, oggi viviamo tutti connessi e la prima cosa che facciamo è domandare a Google le risposte ad ogni domanda che ci viene in mente ed io sono convinto che in questo marasma essere riconosciuti come competenti sia un premio non da poco. 

Il fatto è che molto spesso il marketing viene visto solo come una realizzazione immediata della vendita, invece, come si è scritto ed anche tu ben hai raccontato con il tuo podcast, ci sono azioni che richiedono tempo e sono sempre più convinto che, anche dopo la pandemia, la professionalità verrà sempre riconosciuta, presto o tardi. Riuscire a creare delle community, soprattutto oggi è l’unica strategia vincente per diventare dei punti di riferimento nel proprio settore e consolidare il proprio posizionamento.

Noi per esempio oggi stiamo pensando a come far evolvere la nostra community e a crearne di nuove sui settori su cui siamo specializzati.

Quali sono le azioni che avete fatto recentemente e hanno funzionato nel portare nuove vendite? Abbiamo bisogno di storie positive, ci racconti un’azione che ha portato un ritorno interessante?

È bello poter raccontare di storie positive!

Voglio dire che noi, nel nostro settore, ci troviamo in un momento fortunato: le persone, obbligate dalle restrizioni per la pandemia, hanno riscoperto il proprio giardino o lo spazio esterno delle proprie abitazioni e questo ha portato sostanzialmente ad una tenuta nel 2020 ed una crescita delle vendite nel 2021.

Noi crediamo però che, affinché la crescita sia sostenibile del tempo, deve essere accompagnata da delle azioni ben precise.

La prima azione che voglio raccontare, conclusa all’inizio del 2020, è stata un rebranding completo dell’azienda con cambio di loghi e format di comunicazione ed una ristrutturazione del nostro punto vendita con maggiore attenzione allo showroom. È stato un investimento importante, ma ci ha permesso di focalizzare di più la nostra identità e soprattutto di selezionare il tipo di offerta che desideriamo dare ai nostri clienti e con quali caratteristiche fondamentali.

Questo ha portato ad una curiosità da parte dei clienti “storici” che hanno compreso che l’azienda stava facendo un passo in avanti e all’arrivo di nuovi clienti che non ci avevano ancora identificato come una possibile risposta ai loro bisogni.

La seconda azione è più recente ed è più “interna”: a febbraio abbiamo deciso di chiudere l’azienda in alcune giornate lavorative per svolgere tutti quanti un corso di formazione legato alla cura del cliente. Vi racconto questo, perché è stato evidente per me che questo approccio rappresenta una eccezionalità nel modo di vivere l’impresa in Italia, la forza di un’azienda è rappresentata dai collaboratori, formarli, dedicare del tempo a riflettere sul come si cura un cliente, come si accoglie e come si conclude una vendita è fondamentale se voglio posizionarmi in alto nel mio mercato. 

Il risultato è stato inizialmente una condivisione di dubbi e di paure nel proprio modo di rapportarsi ai clienti, non siamo tutti uguali ed ognuno ha percezioni differenti, ma oggi si può vedere un approccio diverso nella quotidianità e un’attenzione che rispecchia il messaggio di professionalità che vogliamo trasmettere ai nostri clienti.

Potrei raccontare ancora della scuola di barbecue, dei corsi sulla realizzazione dell’orto o delle giornate tematiche sui prodotti, ma il messaggio che voglio trasmettere è che se si ha ben chiara la propria identità e il messaggio che si vuole trasmettere ai propri clienti si possono realizzare le azioni più svariate, ed è anche divertente ed appassionate farlo.

Io ho seguito un po’ la tua carriera, vedo che per un certo periodo ti sei anche occupato di politica. A parte che un po’ mi dispiace perché se la gente in gamba abbandona la politica poi restano solo i mediocri e tutti subiamo...noto però che nel tuo percorso c’è anche tanto associazionismo. Io non posso dire di aver avuto delle esperienze entusiasmanti con le associazioni di categoria, diciamo che non ho percepito alcun vantaggio ad essere iscritto a delle a moltissime associazioni. Parlo di quelle lavorative ma anche quelle di tipo hobbistico. Insomma io ho sempre visto le associazioni come luoghi da lottizzare o in cui prendere il potere per sentire importanti.  Tu credi che le associazioni abbiano ancora qualche cosa da dire oppure sono enti superati?

Nel mio percorso le associazioni hanno giocato un ruolo di primo piano, probabilmente perché ha sempre fatto parte della mia indole cercare persone che condividessero con me degli obiettivi e insieme provare a raggiungerli.

In questo sicuramente la politica è stata la più importante, ho ricoperto un ruolo di rappresentanza importante a livello europeo e questo mi ha permesso di confrontarmi con persone provenienti da culture e storie molto diverse dalla mia ed è innegabile che ciò mi abbia profondamente formato da un punto di vista personale. Inoltre l’associazionismo mi ha consentito di sviluppare quelle soft skills che tante volte in ambito di formazione scolastica sono difficili da reperire.

Ritengo che, le associazioni di cui decidiamo di far parte, siano l’opportunità di conoscere persone che non avremmo incontrato in altre situazioni, ma soprattutto diventano un luogo dove poter verificare se quello su cui stiamo lavorando o quello che stiamo vivendo è autentico o solo un artefatto della nostra esperienza. 

Riconosco tuttavia che spesso capita di imbatterci in situazioni come quelle che descrivi, dove l’unica costante, o comunque quello che muove alla partecipazione, è la conquista del potere fine a sé stesso, è la realtà, la differenza sta nell’approccio a questa cosa: se tu sei differente gli altri se ne accorgono e riconoscono che c’è qualcosa che non torna. Il punto non è il potere o perlomeno non solo, ma il perseguimento di uno scopo, il riconoscimento che quell’associazione è uno strumento prima di tutto per me, vale dedicare il mio tempo a qualcosa che mi fa andare avanti nel mio percorso di vita.

Rispondendo alla tua domanda io credo che le associazioni abbiano ancora molto da dire, ma affinché questo succeda è necessario che sia riconosciuto un valore nel far parte di qualcosa, per esempio a me piacerebbe molto creare nella mia zona un gruppo di giovani imprenditori della mia generazione che condividano le proprie attività, le proprie visioni e con cui si possa cercare di generare situazioni di crescita positiva.

Capiterà anche a te di aver bisogno di persone che ti stimolino dei ragionamenti, delle idee che da soli sono più difficili da portare a termine.

Parlando di questo mi viene in mente il tema della collaborazione tra imprese e costituzione di reti, ma sarebbe un discorso molto più ampio e che porta con se tutta una serie di valutazioni di opportunità…

Note

Puoi contattare Giacomo Rossetto di Acqua Pro su Linkedin oppure sul loro sito aziendale.

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