Interceptor marketing: l'anima geek dell'inbound marketing

Gestisci la tua pagina Facebook ma non ottieni i risultati che immaginavi? Hai un sito di e-commerce pagato uno sproposito ma le vendite non sono mai decollate? Hai il sospetto di sbagliare approccio ma non sai in realtà cosa c’è che non va? La puntata di oggi potrà esserti molto utile perché parleremo di una […]
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Gestisci la tua pagina Facebook ma non ottieni i risultati che immaginavi?

Hai un sito di e-commerce pagato uno sproposito ma le vendite non sono mai decollate?

Hai il sospetto di sbagliare approccio ma non sai in realtà cosa c’è che non va?

La puntata di oggi potrà esserti molto utile perché parleremo di una risorsa che potrà metterti sulla giusta strada, presenteremo Interceptor Marketing, il nuovo libro di Benedetto Motisi sull'inbound marketing.

Benedetto Motisi è un vero geek. Si occupa di SEO e Copywriteing da freelance.
Lavora con i motori di ricerca guidato dalla passione e ne svela i segreti nei corsi che tiene per l'Upter, il Politecnico di Milano e la Dolab School di LUISS.
È un fan sfegatato della saga di Star Wars e il suo blog non poteva che ispirasi ad essa. Trovate i suoi consigli e i racconti dei sui esperimenti online su SEOJedi.it
La sua ultima fatica è appunto "Interceptor Marketing", un libro che parla di inbound marketing con un taglio estremamente geek: le aziende devono smettere cercare i clienti interrompendoli in quello che stanno facendo, per intercettarli quando hanno un problema proponendogli la soluzione. Vediamo quindi cosa ci ha raccontato Benedetto durante questa chiacchierata.

Gli imprenditori hanno la convinzione che lavorare su internet sia utile solo per chi può permettersi di fare dei prezzi molto bassi. Cineserie, roba immateriale che costa pochi euro ecc...Quanto c'è di vero in questo luogo comune?

Secondo me è un luogo comune anche perché fondamentalmente online trovi di tutto e fra l’altro i mercati più lucrativi per l’e-commerce sono quelli del lusso. Non intendo ovviamente l’ennesimo sito con le copie contraffatte delle borse di Luis Vuitton, ma dei siti di commercio elettronico delle grandi marche. L’e-commerce ha successo anche per nicchie che sull’offline avrebbero difficile distribuzione o che necessitano di canali particolari come il progetto che mi ha visto impegnato nell’ultimo anno e che riguarda un e-commerce di articoli medicali. Assolutamente utile per promuovere quindi articoli di ottima qualità e non di scarsa qualità, ma che avrebbero poche chance di inserirsi nelle normali vendite della farmacie, come ad esempio il sollevatore per disabili o tutta quella serie di strumenti per gli anziani come i computer per gli ipovedenti. Materiale che o te li passa il servizio sanitario nazionale se sei in esenzione o che altrimenti hai difficoltà a reperire in altro modo. Online trovo molte aziende che hanno basato la loro fortuna proprio su l’e-commerce.
Inoltre credo che l’approccio al dover guardare “la cinesata” a tutti i costi o esclusivamente l’offerta più bassa, sia una caratteristica tipica dell’approccio “italico” al mercato in cui domina la corsa allo sconto e al prezzo più in saldo. Questo però non vuol dire che online si trovino solo truffe e cinesate, perché per rispondere a questo tipo di mentalità abbiamo un colosso della vendita che è Amazon che di base si è mangiato un mercato. È il più grosso store multi prodotto a livello planetario che sta uccidendo le attività offline.
L’online quindi serve ad intercettare le esigenze dei clienti senza confini, indipendentemente che tu ti trovi a Trento o a Trapani, se io ho un’esigenza riesco a trovarti.

Intercettare e non interrompere dici in uno dei capitoli più importanti del tuo libro. Con me sfondi una porta aperta perché spessissimo le aziende usano queste nuove opportunità esattamente come se fosse le vecchie: al posto del volantinaggio lo spam, al posto dei contenuti le "offertone". Puoi aiutarci nel capire meglio il cambiamento di paradigma che è avvenuto?

È un concetto dell’online marketing che non ho, ovviamente, inventato io e che percepisce come sorpassate le attività tradizionali online di acquisto spazzi pubblicitari (il banner è come il volantino, il sito vetrina è come la vetrina del negozio ben addobbata). Perché queste raggiungono il cliente mentre magari non ha quell’esigenza specifica che lo spinge a comprare. Non che non gli interessi affatto, ma non ha l’esigenza di comprare proprio quello che c’è sul volantino perché ha altro a cui pensare. Quindi rischio di non fare la vendita.
Inoltre è comunque una modalità invasiva, che interrompe il flusso della navigazione online e che costringe l’utente a fermarsi in quello che sta facendo.
L'interruzione finisce per essere molesta. Mentre l’intercettare consiste nell’inserirsi nel flusso delle informazioni che l’utente segue naturalmente. Se in quel momento sta cercando qualcosa perché sta usando Google, è in questo preciso momento che ha l’esigenza di risolvere quel determinato problema. Se io riesco a farmi trovare in quell'istante, è possibile che l’utente compri da me.
Vado quindi ad essere pronto quando l’utente esprime il suo bisogno.

Nel tuo libro parli di Gorgeous Assets Sharing (GAS) ma quando si parla di creare contenuti viene facile pensare ad alcuni noti Brand. Facile creare contenuti se sei RedBull, Nike, Mercedes, Facebook...ma l'imprenditore italiano che ha un'azienda di meccanica dice sempre: non so cosa dire, non abbiamo nessuno che scriva, non abbiamo idee. Se potessi parlare con questo imprenditore cosa gli diresti?

In realtà l’idea è quella di riuscire a creare dei contenuti che: o siano utili o siano coinvolgenti. Mi è capitato di lavorare nel setotre delle macchine agricole. C’è tutto un micro mondo in cui gli utilizzatori finali postano i video in cui gareggiano usando questi macchinari. Se uno è furbo e lavora di pensiero laterale, riesce a sfruttare queste situazioni a suo vantaggio.
Mi è capitato anche di lavorare nel mondo dei notai. Ora, o hai una certa elasticità mentale come in Francia, dove hanno fatto un video rap per promuovere il loro notariato oppure è davvero dura e ti limiti a soddisfare i bisogni. Cerchi di far leva sull’utilità. In fin dei conti ogni cosa c’è per risolvere un problema. Magari non produrrai il video rap, ma farai dei tutorial, un glossario con una spiegazione in italiano e non in “legalese” che spieghi a cosa può essere utile un notaio.

Note della puntata su "Interceptor Marketing" di Benedetto Motisi

Per seguire Benedetto Motisi sui suoi account: Twitter, LinkedIn
Sito Web: SeoJedi
Il video rap del notariato francese lo trovi qui: Le rap du Notaire
Informazioni sull'episodio citato da Benedetto Motisi riferito a Groupalia e la gaffe durante il terremoto lo trovi qui:
«Paura del terremoto? Andiamo a Santo Domingo!» La gaffe di Groupalia su Twitter, poi le scuse ufficiali

Acquista: Interceptor Marketing di Benedetto Motisi su Amazon

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